Orto di Montagna

Resilienza Olistica

COS’E’: Questo articolo contiene una traduzione e adattamento di un post originale che si può trovare qui
CHI (AUTORE): Jason Heppenstall – Autore, commentatore/blogger, Permacultore – Il suo blog originale è qui. I suoi libri si possono trovare su Amazon, qui.
QUANDO: Pubblicato a novembre 2017 sul sito originale

di Jason Heppenstall


Recentemente ho pensato alla RESILIENZA, e a che cosa significa questa parola per le persone.
Nel mio Dizionario (NdR: Concise Oxford Dictionary nell’originale, per l’italiano si può vedere, per la parola resilienza, anche qui), l’aggettivo resiliente è definito come:

1. (di un oggetto) in grado di recuperare o ritornare nella forma originale dopo la flessione, l’allungamento o la compressione 2. (di una persona o di un animale) in grado di resistere o di recuperare rapidamente da condizioni difficili.


Poiché la nostra disponibilità di combustibili fossili a basso costo è sempre più “barcollante”, incerta … e in diminuzione – e l’epoca industriale che l’ha cavalcata così a lungo si trova ora negli anni di crepuscolo – è certo che la maggior parte di noi si troverà a sperimentare un grande cambiamento durante la propria vita.

Una minoranza di persone capaci di pensiero critico ha accettato e riconosciuto la probabilità che la loro vita avrà una svolta verso una maggiore “povertà materiale” in un futuro non troppo distante.

Malgrado tutte le affermazioni altisonanti e largamente inflazionate di una nuova era “verde”,  in cui le persone potranno continuare i loro stili di vita ad alto consumo e godere di tutti i vantaggi concessi dalle catene di approvvigionamento globalizzate, i fatti – come dalle ricerche che ho fatto e di cui ho scritto negli ultimi otto anni – semplicemente non resistono ad alcuna analisi significativa riguardo a questa possibilità.


Una minoranza di persone capaci di pensiero critico ha accettato e riconosciuto la probabilità che la loro vita avrà una svolta verso una maggiore “povertà materiale” in un futuro non troppo distante. Una ancor più ridotta minoranza ha deciso di intraprendere azioni in preparazione a questo scenario. Queste persone hanno capito che non tutto va così bene nei tre principali settori dell’Energia, dell’Ambiente e dell’Economia e sono preoccupati di ciò che questo significa per loro e per le loro famiglie. Possono avere opinioni diverse su quale (e come) sarà il punto in cui “scatta” qualcosa – si può andare dal crollo economico a una guerra su scala mondiale, per arrivare a epidemie di virus e guerre o battaglie civili – ma condividono la stessa sensazione che le cose siano più delicate di quello che i cosiddetti media “mainstream” vogliono far(ci) credere, e che il modo migliore per assicurare il proprio benessere è prepararsi ad un’epoca di “rottura” e di monumentali cambiamenti.


Queste persone possono contarsi come tra i pochi “fortunati”, perché la preparazione e il comportamento proattivo sono sempre migliori di chi arriva impreparato e con comportamenti reattivi. Una volta superato lo shock psichico che di solito accompagna la “rivelazione” di una verità scomoda, e procedendo poi attraverso le fasi standard della Curva di Cambiamento di Kübler-Ross (noto anche come processo di elaborazione del lutto), si troveranno al termine nella fase di “accettazione” o “integrazione”. Questo è il punto in cui decidono di fare qualcosa di utile per la situazione in cui si trovano.
La resilienza, in questo caso, è una forte determinazione a ricavare il meglio dallo scenario in cui vi trovate, nonostante non si abbia alcun controllo sulla situazione generale.
Non tutti, però, arrivano fino alla fase di accettazione. Molti rimangono intrappolati nella “frustrazione” e nella fase “depressiva” del processo, e di fatto non riescono ad uscirne. Queste persone non vedono se non poco o nessun senso nel proseguire, e spesso adottano una prospettiva nichilistica come meccanismo per affrontare la cosa. È come se fossero trascinati in un buco nero. Eppure, nel momento in cui riescono ad allontanarsi dal “pozzo gravitazionale della disperazione” e impegnarsi a passare all’accettazione, allora si può dire che dimostrano Resilienza.
La resilienza, in questo caso, è una forte determinazione a ricavare il meglio dallo scenario in cui vi trovate, nonostante non si abbia alcun controllo sulla situazione generale.
È la decisione consapevole di prendere il controllo (nonostante tutto) e di fare qualcosa di utile.
Il “qualcosa di utile” si manifesta spesso sotto forma di stoccaggio di alimenti e di altri oggetti che saranno preziosi da avere a portata, nel caso in cui diventino improvvisamente non più disponibili. Questo è un “inizio” naturale e che ha il suo senso, ma è appunto solo l’inizio di una trasformazione molto più ampia sul cammino verso la resilienza.

Ora che il modello di realtà interiore con cui sei cresciuto si è “rotto” e non è più utile, può anche darsi che si inizi a cercare freneticamente nuove informazioni, collegandosi ed entrando in contatto con persone simili a te per mentalità e/o che hanno passato il tuo stesso processo trasformativo.

Chiunque, e  non importa quanto sia materialmente più o meno povero o ricco, ha diverse forme di “capitale personale”.
In passato è stato scritto molto sull’argomento della resilienza, e l’attenzione è solitamente sulla conservazione di una o più forme di “capitale”.
Questo può essere dovuto al fatto che le persone sono generalmente e comprensibilmente preoccupate di perdere quello che già hanno. Ciò ha portato a un sacco di discorsi su come garantire il proprio capitale finanziario (ricchezza) e la proprietà. Ancora più prioritario è spesso il pensiero di come preservare la propria “presenza corporea” sul pianeta, in pratica come rimanere in vita anche nel caso in cui camion e furgoni smettono di rifornire il tuo supermercato locale.
In altre parole, la resilienza ha assunto il significato di proteggere e mantenere il proprio “capitale”.
Ma “capitale” è una parola spesso fraintesa, di solito usata solo per intendere beni materiali o mezzi con cui produrre ricchezza – e da qui la sua associazione con il capitalismo. Invece, il concetto di capitale diviene molto più ampio quando considerato nel senso effettivamente personale. Chiunque, e  non importa quanto sia materialmente più o meno povero o ricco, ha diverse forme di “capitale personale”. Questo potrebbe essere considerato come la somma delle risorse a cui diamo valore e su cui abbiamo una qualche forma di controllo.
La logica poi ci dice che se vogliamo essere felici (e chi non lo vuole?) dovremmo “costruire” (e mantenere, NdR) il nostro capitale.

Avere quel capitale personale che possiamo usare a nostro beneficio e che possiamo controllare, può essere tradotto come la vera “conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni (Empowerment nell’originale, NdR). Perdersi nella fase di “depressione” della curva di cambiamento di Kübler-Ross significa non riuscire a riconoscere qual è il proprio capitale personale, accoppiato con una prospettiva di sconfitta che dice “non c’è via d’uscita”, la qual cosa di certo non è una ricetta per la felicità e per il proprio “empowerment”, quindi il primo passo per capire come diventare resilienti è individuare il nostro capitale, quello su cui “costruire”.

Dieci forme di Capitale Personale da riconoscere e … valorizzare
Queste sono le grandi forme di capitale personale da riconoscere e identificare nella TUA vita:
1. Capitale finanziario. Cominciamo con il più semplice e facilmente riconoscibile. La tua ricchezza include tutti i soldi che hai nel tuo conto bancario … o quelli con cui hai riempito il tuo materasso. Comprende tutti gli “attivi” che possono essere facilmente liquidati (cioè … venduti), ad esempio una casa o un’auto, nonché azioni, lingotti d’oro e oggetti d’antiquariato che magari sono nascosti nella tua mansarda o cantina. Nel considerare la ricchezza, devi dedurre i debiti. Nel nostro mondo moderno, molte persone sembrano ricche ma spesso dipendono dagli affidamenti finanziari e  facendo i conti il valore netto risulta negativo.
Come nella battuta di Mark Twain sull’arricchirsi “non valevo un centesimo due anni fa, ma ora ho debiti per due milioni di dollari”.
2. Il Capitale “materiale”. Queste sono le “cose fisiche” che possiedi. Include però tutto ciò che in qualche modo è Utile. Libri, tosaerba, mobili, canne da pesca, chitarre … e anche quel cassetto di vecchi chiodi e bulloni nel seminterrato. Può anche includere oggetti bellissimi, ma altrimenti inutili – fintanto che “aggiunge valore” alla tua vita in qualche modo può essere considerata parte del tuo capitale.
Se non è utile o bello e non ha un qualche valore monetario, dovresti probabilmente sbarazzartene.
3. Capitale mentale. Il tuo capitale mentale include tutto quello per il quale usi il tuo cervello. Stiamo parlando di conoscenza e istruzione (in particolare, educazione utile in qualche modo), abilità linguistiche, altre abilità (cucina, pesca, cucito ecc.), Abilità musicali, tutti i libri che hai memorizzato nella tua testa … e anche il senso di umorismo. Sì – tutti questi sono asset che sono a tua disposizione per facilitare il tuo modo di vita e renderlo produttivo e divertente.
Il capitale mentale potrebbe includere anche il capitale della salute mentale e, d’importanza cruciale, anche la tua prospettiva sulla vita stessa.
4. Capitale sociale. Nessun uomo è un’isola, dicono, e la tua famiglia e gli amici sono di valore potenzialmente inestimabile per te. Ci sono zero esempi nella storia di società umane di successo composte da solitari individualisti, quindi è una buona scommessa quella di costruire la tua rete di persone affidabili e affini che ti accompagneranno qualunque sia il futuro. Investi abbastanza tempo nei tuoi parenti e bambini? Sei il tipo di persone accessibile cui gli altri si rivolgono per aiuto? Gli altri vedono di valore il fatto che tu sia presente, che ci sia?
Questo vale anche per tutti i gruppi di cui sei membro.
5. il “Capitale salute”. Il tuo corpo è l’elemento più importante che possiedi. Senza di esso sei – letteralmente – morto, e quindi ha senso averne cura. La buona alimentazione, l’esercizio fisico e l’eliminazione di “dipendenze” dannose significano che la tua dipendenza da un sistema sanitario industriale e in progressivo fallimento sarà probabilmente ridotta al minimo.
Inoltre, avere un corpo sano significa godere maggiormente della vita e che si può intraprendere una vasta gamma di tipi di lavoro. Il che ci porta a …
6. …il “Capitale lavoro”. Cosa fai per vivere e/o come lavoro? Ti piace il tuo lavoro o lo stai  facendo solo per mantenerti “a galla”, anche se non ti piace? Quante abilità possiedi che possono “avere un mercato”? Hai più di un modo per guadagnare denaro e/o hai flussi di reddito diversificati, o sei così specializzati che se il tuo lavoro scompare non avresti modo di sostenerti? Certamente difficile da quantificare, ma queste sono alcune delle domande da porsi quando si considera il tipo di lavoro che si fa, come ci aiuta (noi e la comunità che ci circonda) e quanto è resiliente agli shock.
7. Bio-Capitale. Questo è l’ambiente in cui vivi. Se sei un milionario che vive in una città qualunque, inquinata e senza alberi o piante, allora il tuo bio-capitale sarà probabilmente inferiore a quello di un eremita senza un soldo, che vive in una zona selvaggia sulle montagne. Le interazioni con il mondo naturale vivente sono fondamentali per il benessere umano e il fatto che tante persone hanno poco contatto con animali selvatici e piante non è solo un riflesso triste della vita moderna ma anche una minaccia per la sostenibilità dei nostri ecosistemi. Come organismi, noi uomini dipendiamo interamente dal capitale naturale fornito gratuitamente da Madre Terra.
Trattare gli ecosistemi in modo scorretto e sfruttarli per un guadagno a breve termine è come tagliare il ramo su cui siamo seduti.
In termini di bio-capitale personale, pensa a quello a cui hai accesso o che “controlli”. Hai un giardino che potrebbe essere ri-piantato con insetti “amici delle piante”, alberi da frutto e verdure biologiche? Forse non ce l’hai, e tutto quello che hai è un paio di balconi finestrati con qualche scaffale. Si tratta ancora di bio-capitale – è possibile coltivare alcune piccole piante come pomodori o peperoncini, e si possono seminare e far nascere fagioli e altri vegetali  sugli scaffali. Forse non hai nemmeno questo, eppure puoi ancora essere uno che fa “guerrilla gardening” o uno che fa innesti (trapiantare e innestare in qualche spazio comune), oppure potresti fare volontariato e dare supporto in una riserva naturale locale o in una fattoria biologica, pulire una spiaggia o il canale vicino a casa … le possibilità sono molte.
8. il “Capitale tempo”. Quanto tempo hai? Un sacco? Un po’ soltanto? Molte persone in questo periodo sono afflitte da una malattia che bei può definire come “essere sempre impegnati”. Sono sempre occupati e non hanno tempo per niente! Quando non li vedi per un po’ e chiedi loro cosa stanno facendo, rispondono invariabilmente che sono stati “oh, sai, terribilmente occupati!” Quindi, considera quanto tempo hai effettivamente a disposizione. Come si può utilizzare meglio il tempo che ti viene dato? Il tempo, sappiamo, è soggettivo: può accelerare o rallentare a seconda di chi lo sta vivendo e quando. È possibile “battere” il tempo occupato con metodi come la meditazione e la contemplazione, e puoi togliere dalla tua vita le cose che non sono necessarie e richiedono molto tempo. Inoltre, potrai diventare efficiente nella progettazione e nell’esecuzione di attività in modo da avere tempo per fare cose piacevoli.
L’equilibrio è fondamentale.
9. Capitale emozionale. Quanto controllo hai sulle tue emozioni? Ti controllano o è viceversa? Vivi una vita paurosa piena di angoscia e di preoccupazione, o adatta ad un approccio contemplativo e/o “stoico” all’esistenza? In una certa misura non siamo in grado di controllare le emozioni con cui nasciamo, ma abbiamo una scelta su come rispondiamo ad eventi esterni.
Ottenere un solido fondamento della propria sicurezza emotiva è una forma cruciale di capitale, che spesso viene trascurata.
10. Capitale spirituale. Infine, abbiamo il capitale spirituale. Con questo intendiamo come ci rapportiamo come individui al cosmo/universo che ci circonda. Dall’Illuminismo in poi, alle persone cresciute nel mondo occidentale è stato insegnato che sono solo ingranaggi incoerenti in una grande macchina chiamata Universo. Non c’è senso nella vita, si dice, e tutta l’esistenza è un gioco interstellare di palline da biliardo giocato con gli atomi. Inutile dire che questa brutale prospettiva rappresenta una frattura non solo con la tradizione precedente, ma anche con ogni altra società umana che finora esistita. Le persone, si dice, sono solo degli involucri di carne con DNA, programmati come robot e mossi dall’interesse personale. L’amore è una reazione chimica che un giorno verrà prodotta in provetta, e la coscienza è semplicemente un dato su un chip organico memorizzato nella tua testa. Fortunatamente, molte persone stanno cominciando a mettere in discussione questa visione delle cose. Allo stesso tempo si allontanano dalle grandi religioni – che hanno rivendicato il controllo egemonico sulla dimensione spirituale per millenni – e si risvegliano alla scintilla personale di ciò che potenzialmente sono di per sé e dentro di sé. Un buon fondamento spirituale è un fenomeno di crescita e consapevolezza, e quindi una forma di capitale molto preziosa.
Resilienza Olistica: il processo con cui valutare e realizzare modi in cui resistere e/o recuperare da situazioni difficili, usando una sintesi del Capitale Personale.
Ognuna di queste dieci forme di capitale è presente in misura maggiore o minore nella vita di tutti.
Non esistono indipendentemente l’una dall’altra, e di solito crescono in simbiosi l’una con l’altra, fintantoché nessuna  cresce a dismisura rispetto alle altre.
Nei prossimi mesi scriverò sulle combinazioni di queste dieci forme di capitale personale.
È un processo che io chiamo di “Resilienza Olistica”, cioè il considerare (e realizzare)  i modi in cui resistere e/o recuperare da situazioni difficili utilizzando una sintesi del capitale personale.
Espanderò il discorso su ciascuna di queste dieci forme, oltre ad approfondire il significato della resilienza e perché le persone dovrebbero svilupparla.

Lungo questo percorso spero di includere molti esempi e di introdurre nuovi concetti da diverse aree di pensiero.


Tre presupposti o assunti chiave in tutto questo discorso saranno che:
1 – L’era industriale sta avviandosi a una fine disordinata, a causa dei ritorni energetici decrescenti
2 – Abbiamo il libero arbitrio e siamo disposti ad usarlo
3 – Non ci sono risultati garantiti nella vita.

Un pensiero su “Resilienza Olistica

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